Ildegarda di Bingen è stata una badessa benedettina, mistica, profetessa, guaritrice, scrittrice, compositrice e filosofa tedesca. È una delle figure più importanti del Medioevo europeo ed è grazie al profondo e potente incontro con lei e il suo sapere universale che tutto il mio progetto di vita, personale e professionale, ha preso inizio.
Ricchezza, opportunità, fama, autorevolezza, fedeltà a se stessa ma anche tanto studio e sofferenza fisica. La vita affascinante di Ildegarda di Bingen è un insegnamento contemporaneo e prezioso anche per noi abitanti del nuovo millennio.
Ildegarda di Bingen, Santa e Dottore della Chiesa universale dal 2012, nacque nel 1068 a sud del Reno, nella piccola Bermersheim, territorio della sede vescovile di Magonza, in Germania.
La sua famiglia vantava ricchi possedimenti terrieri, proprietà e ricchezze pur non appartenendo all’alta nobiltà. Come molte giovani di buona famiglia, a soli 8 anni entrò nell’Abbazia benedettina di Disibodenberg dove fu curata, educata e istruita fino a prendere i voti nel 1115. Il suo carattere del tutto unico e particolare si rivelò subito, connotandola come mistica e profetessa a causa delle visioni “non del cuore né della mente ma dell’anima” che iniziarono già in tenera età ma che Ildegarda svelò al mondo dopo i suoi 40 anni, quando ormai era priora del Monastero di Rupertsberg, da lei stessa fondato. Brillante studiosa e profonda curiosa, i suoi interessi spaziarono dalla teologia alla musica, alle scienze naturali, alla medicina e alla botanica.
La vita monacale non la chiuse al mondo, anzi trovò manifestazione autentica nel rapporto continuo con la realtà: Ildegarda fu una donna completamente calata nella vita del suo tempo. La sua devozione, la vita esemplare – che ne ha reso possibile la santificazione – furono il mezzo per esprimere un’autentica autorealizzazione. Fu una donna forte e coraggiosa, sostenuta da una fede profonda, capace di mettere in luce talenti straordinari nell’organizzazione, nella gestione della comunità benedettina (oggi diremmo “doti imprenditoriali”), arte oratoria, intuito politico, senso artistico, sensibilità per la bellezza, autorevolezza e una profonda umiltà che la rese capace di parlare alle folle come ai potenti del suo tempo, di viaggiare, di diventare una personalità dal fascino straordinario in grado di poter suscitare interesse anche oggi, a mille anni di distanza.
Il dono delle visioni la accompagnò per tutta la sua lunga vita (morì a 81 anni nel 1179) che fu al contempo caratterizzata da frequenti e gravi malattie. Tuttavia l’esperienza della sofferenza personale diede a Ildegarda la possibilità di sperimentare su di sé la fragilità dell’essere umano ascoltando e comprendendo quel linguaggio sottile tra anima e corpo che lei stessa descriverà nel Liber divinorum operum. La malattia sviluppò nella badessa di Bingen la capacità di dare conforto e guarigione alle altre persone e la consapevolezza del potenziale valore salvifico della malattia, strumento prezioso di guida alla guarigione e al benessere di corpo e anima.
Ildegarda fu un’autrice prolifica che ci ha lasciato libri, musica, rimedi per la cura del corpo e dell’anima. Scopriamo insieme le sue opere più significative: la sua modernità è davvero sorprendente.
Ildegarda scrisse lo Scivias, la prima delle sue opere profetiche, cui fecero seguito, il Liber vitae meritorum e il Liber Divinorum operum. Lo scritto Liber subtilitatum diversarum naturarum creaturarum costituirebbe nella sua interezza, l’unica opera scientifica di Ildegarda che, subito dopo la sua morte, fu divisa in due opere autonome il Liber simplicis medicinae o Physica, e il Liber compositae medicinae o Causae et Curae. Ildegarda ci ha lasciato anche un importante e ricco epistolario che raccoglie la corrispondenza con i personaggi più autorevoli del suo tempo rivelando la sua grande fama e autorevolezza raggiunta in vita, oltre a una revisione della regola benedettina Explanatio regulae S. Benedicti in cui si mette in luce quell’amore per la discretio, cioè la giusta misura, virtù fondamentale in ogni ambito della vita. Santa Ildegarda fu anche compositrice musicale: i suoi brani rappresentano il corpus più sostanzioso del Medioevo ascrivibile a un unico autore. La musica, infatti, fu per Ildegarda l’espressione dell’armonia del creato, il linguaggio universale che comprende, in un unico abbraccio, tutte le creature ma soprattutto conferma la grande attenzione che la badessa conferisce al senso dell’ascolto. Un ascolto che passa dalle orecchie ma che attiva tutti i nostri sensi, invitandoci a prestare attenzione a pensieri e sensazioni, generando la capacità di intuire e comprendere: la musica viene ad assumere così un “potere salvifico”, curativo.
Il linguaggio di Ildegarda si basa sull’illuminazione interiore che la santa concretizza in immagini. I suoi testi, infatti, non vivono senza l’immagine e i simboli che raccontano delle sue prodigiose visioni, stimolo e spiegazione, allo stesso tempo, delle sue intuizioni modernissime e ispiratrici di un nuovo modello di pensiero.
Per tentare di comprendere i messaggi del Divino di cui Ildegarda si ritiene un canale diretto è essenziale penetrare il significato dei colori e delle forme dei simboli e del linguaggio descrittivo che la Santa utilizza nei suoi scritti.
Per comprendere tutto il pensiero ildegardiano, includendo la parte più legata al processo di insorgenza della malattia e al percorso di guarigione, non si può prescindere dal simbolo. L’Uovo cosmico è un’immagine naturale, quasi biologica ed è interessante il lessico che utilizza Ildegarda per descriverlo: l’universo è una sorta di instrumentum quasi a rappresentare il funzionamento della natura in modalità meccanica ovvero basato su un rapporto preciso e regolare tra le sue parti. L’Uovo Cosmico rappresenta l’intero creato come un unico organismo vivente dove tutto è interconnesso attraverso l’energia verdeggiante, la Viriditas emanazione dello Spirito, in grado di attivare e connettere a livello invisibile ogni creatura. “… tutte le cose sono in parte visibili e in parte invisibili. Il primo aspetto è debole, mentre quello invisibile è forte e vitale: è questo l’aspetto che l’intelletto dell’uomo desidera conoscere (…)”. Gli strati che rappresentano gli elementi hanno un significato naturale (fisiologico e ambientale), psicologico, spirituale, cosmico. Pertanto ogni parte di questa figura va letta e interpretata a livello fisico, morale e spirituale: solo così possiamo comprendere il senso dell’esistenza di ogni persona e quindi anche il significato degli inevitabili “urti” della vita.
La Ruota della Mirabile Visione è un’evoluzione dell’Uovo Cosmico e un suo perfezionamento. Gli strati corrispondenti agli elementi si arricchiscono di altri simboli: venti che soffiano da teste di animali, pianeti, stelle. I venti che spirano dalle teste di animali rappresentano la forza spirituale che tiene unita la compagine dell’intero universo creato e l’influenza di vizi e virtù sul percorso esistenziale dell’uomo che è al contempo un percorso di guarigione e di salvezza o di malattia: sono le nostre scelte a determinarlo. Salvezza significa imparare ad Essere ciò che siamo destinati ad Essere: per riuscire occorrono coraggio, forza, speranza, determinazione, fede. L’uomo al centro definisce con le proporzioni del suo stesso corpo come sia la creatura umana a dare la misura del cosmo. La creatura umana non è solo al centro dell’universo ma ne è il centro, cioè non solo è compenetrato da tutte le energie cosmiche ma è verso di lui che esse si dispongono e da lui che ricevono in cambio il loro significato. La trasformazione esterna del mondo passa dunque attraverso l’interno di ogni uomo. La stretta relazione tra divinità, mondo e umanità costituisce la parte più originale del pensiero ildegardiano da cui discende anche l’originalità della sua teoria umorale (modalità con cui venivano studiati i processi dell’organismo umano nel medioevo). La Ruota della mirabile visione è la sintesi dell’antropologia e cosmologia ildegardiana. Tutto il Creato è unito a livello invisibile: non c’è alcun processo fisiologico e cosmico che non sia il riflesso di scelte dell’uomo. Ogni essere è nato per seguire un cammino che è in armonia con il finalismo universale simboleggiato dallo strato esterno della Ruota, dal Fuoco luminoso. A ognuno è la capacità di riconoscere il suo percorso, la volontà per perseguirlo, la forza e la costanza per raggiungere la meta che corrisponde al riconoscimento di sé espresso attraverso un perfetto e dinamico equilibrio fisico, mentale e spirituale.
Il malessere di cui tutti noi facciamo esperienza è frutto della mancanza di dialogo fra corpo e anima. Ildegarda ci aiuta a comprendere l’origine del processo di insorgenza della malattia evidenziando anticipazioni rispetto alle attuali evidenze scientifiche e valorizzando il dialogo tra scienza e spiritualità, vera chiave per aprire la porta della guarigione.
ldegarda ha interpretato in modo del tutto originale la teoria umorale rispetto ai suoi predecessori e coevi. Ha saputo anticipare le più recenti evidenze scientifiche a partire dalla distinzione tra genetica ed epigenetica ovvero tra le caratteristiche innate dell’individuo (ereditate) e quelle che si sviluppano in seguito alla relazione della singola persona con l’ambiente che lo circonda. Nella sua visione del processo patogenetico ha individuato una dinamica circolare che coinvolge i nostri sensi, i pensieri fino a interessare, in tutte le forme patologiche, organi centrali quali il fegato (porta della malattia) e l’intestino.
Un’intuizione geniale e incredibile per l’epoca visto che solo negli ultimi anni si è scoperto il coinvolgimento della disfunzione intestinale nella gran parte delle patologie croniche. Ildegarda dimostra, ancora oggi, quanto preziosa possa essere la rilettura dei testi antichi, anticipando addirittura il concetto di medicina di genere e individuando la differenza nella modalità di ammalarsi tra uomo e donna nella descrizione della stretta relazione tra sistema nervoso, endocrino, metabolico e immunitario.
Non è tuttavia sufficiente valorizzare la visione ildegardiana del processo patogenetico considerandone solamente l’anticipo rispetto alle scoperte attuali. In verità Ildegarda suggerisce che la vera origine della malattia sta nella mancanza di dialogo tra corpo e anima che induce a compiere un passo importante intuitivo, di comprensione profonda del legame uomo-cosmo. È l’anima, dice, che riconosce ciò che nuoce al corpo dell’uomo e della donna ovvero è la sensibilità di ognuno, fondamentale nella relazione con il cosmo, a permettere di riconoscere il non self e ad attivare i meccanismi di difesa.
Dando importanza all’anima e quindi al mondo delle emozioni, dei sentimenti e dei pensieri originati dall’esperienza specifica di ogni persona, Ildegarda ci dona una visione complessa del legame organismo -ambiente che può essere superata solo con la responsabilità del singolo e con la sua partecipazione al percorso di cura che diventa così un attivo percorso di autoconoscenza, realizzazione personale e guarigione.
A permeare il creato, al di sopra di tutto, è la verdeggiante energia che Ildegarda chiama Viriditas, il soffio vitale presente in diversi gradi e intensità in tutto ciò che esiste. Viriditas è espressione dell’ordine divino intrinseco alla Natura, è il linguaggio universale tra tutto il creato, è espressione che riempie e guida pensiero e azione. Una forza vitale che ha un ruolo importante nel raggiungimento dell’equilibrio e del benessere psicofisico: quando la Viriditas si esaurisce, l’organismo si ammala. Ma Ildegarda, con precisione e pazienza, ci suggerisce come poterla recuperare attraverso l’utilizzo delle piante, dei cristalli e di uno stile di vita volto a prenderci cura della nostra anima per raggiungere o ritrovare il benessere del corpo.